It [the GDP] measures everything in short, except that which makes life worthwhile”.

Con queste parole, nel 1968, Robert Kennedy chiudeva uno storico discorso (video) tenuto presso la Kansas University. Se adottiamo questa data come punto di riferimento simbolico, sono quasi cinquant’anni che ci si interroga sull’adeguatezza del PIL (Prodotto Interno Lordo), variabile legata al mondo della produzione, a misurare la crescita e il progresso delle società e delle nazioni.

Negli ultimi anni il dibattito sulla capacità del PIL di fornire un'immagine corretta della realtà è stato vivacissimo. Il PIL, infatti, in quanto misura quantitativa della produzione realizzata dal sistema economico, non offre una visione complessiva del progresso di una società. Per fare questo deve essere integrato con altri indicatori dei fenomeni che influenzano la condizione dei cittadini, quali la salute, la sicurezza, il benessere soggettivo, le condizioni lavorative, il benessere economico, la disuguaglianza, lo stato dell'ambiente, ecc.

Per affrontare questa sfida il Cnel e l'Istat hanno avviato nel dicembre 2010 il progetto BES - benessere equo e sostenibile, che costituisce il primo tentativo italiano di sviluppare attraverso una prospettiva multidimensionale un sistema di misurazione del benessere. Una delle peculiarità del progetto è l’approccio partecipativo adottato fin dall’inizio: i singoli cittadini hanno infatti avuto l’opportunità di collaborare ed esprimere il loro punto di vista, in merito alla definizione delle dimensioni del benessere, attraverso un questionario online proposto dall’Istat e dal Cnel.

Basandosi anche sull’elaborazione delle risposte pervenute, il 20 giugno 2012 l’Istat e il Cnel hanno pubblicato un documento nel quale vengono identificate dodici diverse dimensioni del benessere: ambiente, salute, benessere economico, istruzione e formazione, lavoro, relazioni sociali, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ricerca e innovazione, qualità dei servizi, politica e istituzioni. Per ognuna delle dodici dimensioni è stata individuata una batteria di 134 indicatori.

In collaborazione con altri comuni italiani il Comune di Bologna, che ha promosso fin dall’origine l’iniziativa assieme a Laboratorio urbano (Centro di documentazione, ricerca e proposta sulle città), si propone di ricondurre questo tema a un ambito locale attraverso il progetto UrBes (benessere equo e sostenibile in ambito urbano-metropolitano), nella convinzione che un sistema condiviso di misurazione del benessere che sia legato al territorio e costruito insieme ai cittadini possa contribuire al miglioramento delle politiche pubbliche e della loro valutazione. Il progetto UrBes è già stato ufficialmente sancito nel Piano Generale di Sviluppo del Comune, approvato dal Consiglio Comunale in data 14 giugno 2012, e presentato come proposta progettuale sul Tavolo Benessere e Coesione Sociale del Piano Strategico Metropolitano.