Inthera: Bologna amata e apprezzata dai suoi cittadini

Bologna amata e apprezzata dai suoi cittadini, che però desiderano sicurezza e prospettive.
I risultati della ricerca di Inthera sul capoluogo emiliano effettuata per Panorama d’Italia.
I cittadini di Bologna sono contenti e orgogliosi di vivere a Bologna (il 77%, contro un 69% di Torino e un 61% della media nazionale), vorrebbero che i loro figli rimanessero a vivere lì e sono molto soddisfatti della sanità e del verde pubblico. Note dolenti soltanto su un fronte, quello della sicurezza, con un 14% di “per niente soddisfatti” – contro una media italiana del 10% – e con il corollario classico della gestione dell’immigrazione: è alta la percentuale di chi ha subito nell’ultimo anno un atto criminale (16%) e di chi ha paura ad uscire da solo nelle ore notturne; i cittadini di Bologna sono molto critici sulla gestione dell’immigrazione in generale in Italia, con un 16% convinto che gli immigrati non siano affatto una risorsa e addirittura un 26% dei bolognesi che considera troppo numerosi i ristoranti etnici in città.
Sono queste alcune delle principali evidenze della ricerca “Bologna, una città allo specchio” realizzata da Pamela Saiu di Inthera per Panorama d’Italia presentata il 19 aprile a Palazzo d’Accursio, nella Cappella Farnese, dal sindaco Virginio Merola col Direttore di Panorama Giorgio Mulè.
I bolognesi – ha rilevato la ricerca – in genere non si differenziano in misura statisticamente rilevante dal resto degli italiani, anche se si definiscono poco sognatori e sono più con i piedi per terra della media. Di contro, amano divertirsi e apprezzano la buona tavola e il tempo trascorso nei locali pubblici, e non disdegnano affatto la vita di famiglia, in alternativa al carrierismo di chi sacrifica tutto al lavoro, pur considerando quest’ultimo un dovere e un elemento significativo.
Il percepito della loro città è segnato da un grandissimo affetto: ci “mettono il cuore”, la considerano vera, autentica, bella dentro e fuori… È conseguenziale che considerino un dovere (61%) impegnarsi per l’ambiente, riciclando ad esempio i rifiuti, anche se solo un 14% sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto per prodotti eco-compatibili. Professano vivaci interessi culturali e artistici e manifestano una spiccata apertura mentale verso il nuovo, che siano culture diverse o sviluppi della tecnologia. Sono in media soddisfatti della loro famiglia e dei loro affetti in genere ma il reddito famigliare e i risparmi sono un cruccio ancor più della media nazionale, che è già di per sé piuttosto deprimente. È questo, forse, che determina il dato meno brillante in assoluto tra i tanti emersi dalla ricerca, cioè l’incertezza per il futuro: i bolognesi sono particolarmente pessimisti, il 46% pensa che l’Italia nel prossimo anno andrà peggio e che fare progetti per il futuro (per il 26%) è quasi impossibile.

Il benessere equo e sostenibile nel Documento di economia e finanza 2017

Il Governo italiano, primo in Europa e tra i Paesi del G7, partendo dal presupposto che in linea di principio il benessere trae vantaggio dall’aumento del prodotto interno lordo ma non coincide con esso, ha deciso di introdurre nel Documento programmatico 2017 in via provvisoria alcuni indicatori relativi alle dimensioni che concorrono al benessere di una società. La qualità e la sostenibilità dell’ambiente, le diseguaglianze economiche, la qualità del lavoro, la salute ed il livello di istruzione della popolazione sono alcune di queste dimensioni. Quindi, accanto agli obiettivi tradizionali – in primis PIL e occupazione che continuano a essere indicatori cruciali al fine di stimare e promuovere il benessere dei cittadini – il DEF illustra l’andamento del reddito medio disponibile, della diseguaglianza dei redditi, della mancata partecipazione al mercato del lavoro, delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti. Per le stesse variabili il DEF fissa anche gli obiettivi programmatici.

Presentato il Rapporto Mondiale sulla Felicità 2017

Nel World Happiness Report 2017, la classifica che ogni anno viene rilasciata il 20 marzo, Giornata internazionale della Felicità, presso le Nazioni Unite (con il sostegno italiano della Fondazione Ernesto Illy), quest'anno è la Norvegia al primo posto (era quarta nel 2016), superando la Danimarca, a lungo paese più felice del mondo. Seguono Islanda e Svizzera. Gli Stati Uniti sono al 14° posto, mentre l'Italia si classifica al 48°, dopo l'Uzbekistan e prima della Russia.

I primi quattro paesi, che ogni anno si giocano la prima posizione, risultano al top per l'insieme di fattori che sostengono la felicità, e che sono usati come 'misuratore':  la cura della comunità, la libertà, la generosità nelle donazioni, l'onestà, la salute, il reddito e il buon governo. In particolare la Norvegia vince non grazie alla sua ricchezza petrolifera, ma a dispetto di essa. Le politiche ambientali sono infatti diventate la pratica d'eccellenza di questo paese del nord Europa.
I paesi della top ten hanno valori elevati in tutte e sei le variabili chiave utilizzate per spiegare le differenze tra i paesi su questo tema: il rapporto tempo libero/reddito, l'aspettativa di vita in buona salute, l'assistenza di qualcuno su cui contare nei momenti di difficoltà, la generosità, la libertà e la fiducia, quest'ultima misurata con l'assenza di corruzione tra imprese e governo.
La felicità è insieme qualcosa di sociale e personale e non è legata al prodotto interno lordo, alla ricchezza economica di un paese, tanto è vero che nel report si legge che in Cina non sono più felici di 25 anni fa, che gran parte dell'Africa sta migliorando lottando strenuamente per le sue condizioni di 'felicità' e che negli Stati Uniti d'America la felicità sta crollando (solo nel 2007 infatti figurava al terzo posto tra i paesi Ocse e ora si posiziona al 14°).

 

BES 2016: il Comune di Bologna diffonde tre studi di approfondimento

Pubblicati i primi tre studi nei quali l'Emilia-Romagna viene messa a confronto temporale con l'Italia rispetto alle dimensioni del Bes (Benessere Equo e Sostenibile). La comparazione avviene sulla base dei principali indicatori utilizzati nella quarta edizione del “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes 2016)”.
Il Bes viene redatto a cura dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) e offre un quadro integrato dei principali fenomeni sociali, economici e ambientali che hanno caratterizzato l'evoluzione del nostro Paese negli anni recenti. A partire dall’edizione 2015, il rapporto Bes propone anche delle misure sintetiche dell’andamento complessivo dei diversi domini. Queste consentono l’aggregazione dei singoli indicatori che compongono un dominio in un unico valore. La sintesi è utile per rendere più agevoli il confronto e l’analisi dei fenomeni osservati, rimandando ai singoli indicatori per ulteriori approfondimenti. L’utilizzo e l’analisi congiunta di indicatori sintetici e set di indicatori sono un forte supporto al dibattito pubblico, e per questa ragione nella presente edizione vengono approfonditi anche gli indici compositi utilizzati nel rapporto Bes 2016 relativamente a sette domini sui dodici.
Qui vengono presentati i primi tre relativi a salute, ambiente e lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con riferimento all’Emilia-Romagna e all’Italia.

La qualità della vita a Bologna dal 1998 a oggi

All'indomani della pubblicazione della classifica annuale del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane, l'Area Programmazione, Controlli e Statistica del Comune di Bologna ha provveduto ad aggiornare lo studio sulla posizione ottenuta da Bologna, messa a confronto con le 21 maggiori province italiane, nel periodo 1998-2016.
A tale scopo è stata operata una sintesi riassumendo in un unico indicatore i risultati delle classifiche annuali, consentendo così un più corretto confronto tra ambiti territoriali più simili tra loro per dimensione demografica e non solo.
Sulla base dei piazzamenti riportati tra il 1998 e il 2016 Bologna risulta essere la prima grande provincia italiana nella classifica generale. Negli ultimi 19 anni ha infatti totalizzato 12 primi posti, scendendo due volte al secondo posto, quattro al terzo e una sola volta al quarto.
Lo studio evidenzia inoltre il piazzamento di Bologna in ciascuna delle sei aree tematiche. La nostra provincia è seconda in ben tre aree tematiche: in “Affari, lavoro e innovazione”, preceduta da Vicenza, in “Cultura, tempo libero, partecipazione”, collocandosi dopo Firenze, e per “Reddito, risparmi e consumi”, seguendo a ruota Milano. Bologna è quarta nell’area “Servizi, ambiente e welfare” dopo Varese, Bergamo e Genova e decima in “Demografia, famiglia, integrazione”, area nella quale si piazzano ai primi posti Treviso, Brescia e Roma. In tema di “Giustizia, sicurezza, reati” Bologna è al penultimo posto, seguita da Torino, mentre ai primi posti di questa area troviamo Treviso, Vicenza e Lecce.
In questa edizione vengono presentate anche le classifiche relative a quattro sottoperiodi (1998-2002, 2003-2007, 2008-2012, 2013-2016) che consentono di osservare come Bologna, pur ottenendo il primo posto nella classifica generale 1998-2016, abbia avuto periodi nei quali ha ceduto questo primato, pur rimanendo saldamente ancorata al podio delle prime tre classificate.
L’ormai consolidata indagine annuale del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane utilizza numerosi indicatori, peraltro soggetti a variazione di anno in anno, che accomunano l’ambito di indagine del quotidiano economico a quello del progetto nazionale "BES - benessere equo e sostenibile"(www.misuredelbenessere.it/), primo tentativo italiano di sviluppare attraverso una prospettiva multidimensionale un sistema di misurazione del benessere, nonché di UrBES, declinazione a livello locale del BES (http://urbes.comune.bologna.it/).